Libro intessuto da una trama dolente e implosiva, questa raccolta di momenti estremi dell'esistenza si accende pagina dopo pagina nel segno di una continua conoscenza e ri-conoscenza del senso della "perdita", che dall'autore si trasmette al lettore con necessità contagiosa. In uno spazio di tempo che va da settembre al febbraio di un anno bisestile e funesto, Alessandro Riccioni compone un proprio diario affettivo sospeso tra le parole sul profilo di un vuoto incolmabile, superando sentimento e emozione, per disvelare un legame inquieto e a volte conflittuale, ma sempre fortissimo, con la figura del padre. Ed è ancora la parola a mostrarsi come valore fondante della vita e di ciò che resta: la parola originaria e tramandata, che dal padre arriva al figlio in uno scambio continuo di radici, odori, voci e paesaggi dell'anima.