«Al di là del suo esplicito referente artistico diretto - ossia il film di denuncia La casa è nera, della regista e poeta iraniana Forough Farrokhzad, di cui si trova spiegazione nella nota finale -, il libro di Nadia Agustoni propone metaforicamente una topologia poetica dove alla denuncia dell'inabitabilità di certe "soluzioni abitative" dettate dal potere e della guerra, si contrappone invece l'apertura ecologica di una struttura abitata dalle vittime del potere, unico luogo di possibile pace e resistenza non-violenta. Quello che dunque questo importante libro suggerisce, nonostante non sia certo il primo a denunciare la violenza del potere, è un modo nuovo di abitare la storia e la poesia, che è quello di mettersi, perché lo si è per nascita, dalla parte degli oppressi senza però desiderare di arrivare dalla parte, salva, dei potenti; di dare il nome alle cose essendo cosa tra le cose, facendo del gesto poetico un toccare con vera benevolenza il mondo, casa comune dei racconti.» Dalla Prefazione di Giovanna Frene.