Questo non è un Salterio "per" ragazzi, ma "dei" ragazzi. E' stato scritto dando voce alla loro vita, alle loro esperienze, ai sentimenti che crescono insieme al loro corpo. L'autrice non ha voluto ricorrere a un linguaggio "infantile", perché avrebbe rischiato di banalizzare in nome della necessità di semplificare. Né ha scelto la via della parafrasi, ma ha affidato al linguaggio di oggi la forza comunicativa delle immagini e dei simboli dei Salmi. Attraverso il linguaggio dei Salmi i ragazzi scoprono la realtà del legame che unisce la loro vita a Dio, come i fatti accaduti possono essere guardati dal punto di vista della fede. E' come assaporare, ogni giorno, la gioia di credere che quel che mi accade riguarda anche Dio e io non sono solo.