Il nome di Luciano Bianciardi, autore ribelle e visionario, è intrappolato da anni dentro una etichetta che non gli rende giustizia: uomo dai comportamenti esagerati e autodistruttivi, dal carattere fragile e ingovernabile, scrittore dotato di una prosa ostica e ricercata. Insomma, un autore «per pochi» e inaccessibile «ai molti». Il ritratto che esce fuori da questo libro, al contrario, disegna i contorni di un artista la cui complessità risiede in avvenimenti biografici estremamente duri (come la guerra, la confidenza con il lavoro in miniera, l'emigrazione) e la cui reazione emotiva è sempre stata segnata da una fenomenale empatia sociale e politica. Ecco perché, oggi, Bianciardi torna a essere uno scrittore del tutto comprensibile alle nuove generazioni e i suoi libri tornano a essere necessari come il pane. «Non è facile dire di no alle sirene dei soldi e del successo, come ha fatto Bianciardi. Oggi, come allora, si esaltano i vincenti e si disprezzano i perdenti, ma cosa significa vincenti e perdenti e rispetto a cosa?» Postfazione di Vanessa Roghi. Età di lettura: da 12 anni.