Aprire un locale, per Nicola, non è mai stato un piano B. Dopo aver lavorato in diversi settori e dietro vari banconi in giro per l'Europa, il suo sogno è dare vita a un posto in cui si possa ridere a crepapelle, bere bene e sentirsi a casa. Così si trasferisce a Milano per tentare l'impresa. I primi passi sono trovare la grana, un luogo adatto, gli arredi, il personale e un nome che si rispetti. Alla fine ci riesce, lo chiama "Ghe Pensi Mi", a voler sottintendere l'iniziativa solitaria e un po' piratesca, e corona il tutto attraverso un gruppo di cabarettisti esordienti che si affeziona al minuscolo palco del bar. Presto però l'entusiasmo si scontra con bollette e fornitori da pagare, comitati di quartiere a cui stare simpatico e una serie di sfortune che sembrano essersi date appuntamento nella sua attività. Come se non bastasse, scatta un conto alla rovescia: l'immobile è stato preso di mira dall'ennesimo franchising di pokerie e, alla scadenza del contratto d'affitto, solo un miracolo potrebbe dissuadere il venale padrone delle mura dal vendere. Per salvare il bar Nicola ha pochi ma fedeli alleati: Emma, la ragazza che aspira a diventare una comica; il Pedrotti, uno yuppie fuori tempo massimo con idee pessime ed esilaranti; e infine l'incredibile ciurma composta dallo staff, che non lo mollerebbe mai. Ci riusciranno? Questa è la storia, romanzata quanto basta, del Ghe Pensi Mi: piccolo ritrovo di quartiere diventato mitico locale in cui hanno esordito (davvero) comici come Luca Ravenna, Michela Giraud, Max Angioni, Eleazaro Rossi, Valerio Lundini e molti altri, prima di diventare esponenti di punta della stand-up italiana. Dentro queste pagine, miscelati con ironica sapienza, ci troverete tanti ingredienti umani, e a risaltare quello dell'amicizia. Perché la storia del Ghe è voglia di fare, forse bere parecchio, ma soprattutto ridere insieme.