Nei versi di Zuccalà abita la determinazione alla lealtà primaria tra vita e parola, che lo sciame elettronico, funzionale e sintetico dell'aberrazione linguistica vuole adulterare e irretire. In questo senso, si tratta di una poesia profondamente "politica", laddove colloca l'epicentro della propria propagazione lirica nella scottante zona di contatto tra il singolo e la polis, dove lo scontro nella lingua si fa più teso, serio, necessario. Prefazione di Paolo Donini.