Daria Petrova ottiene la cittadinanza spagnola a ventisette anni, venti dal suo arrivo nel Paese. Il romanzo descrive la crisi di identità innescata dalla nuova nazionalità, che porta Daria a rivalutare le relazioni, le circostanze e il suo legame con i due Paesi che ha chiamato casa. Il racconto della sua vita è intervallato dalla storia della migrazione della sua famiglia dalla città ucraina di Mariupol alla Spagna di un tempo, e le loro lotte per adattarsi. Un resoconto franco della solitudine e dell'allontanamento di chi si sente fuori luogo nel Paese di nascita e nel Paese in cui è cresciuto, un romanzo che rifiuta di offrire una risposta semplice a come dovrebbero sentirsi le persone immigrate rispetto alle diverse parti della loro identità.