Immaginate di essere un critico letterario e che d'improvviso, un giorno che vi trovate in banca all'orario di chiusura, vi piombino addosso dei rapinatori: la vostra vita e quella di chi vi sta vicino è in pericolo, ma voi non riuscite a sentir altro che la sequela di cliché da film che la situazione richiede. Le parole sono importanti per Tobias Wolff e lo saranno ancora di più per quel giornalista, un altro dei suoi protagonisti, che verrà licenziato quando per errore farà pubblicare un necrologio di un ignaro cittadino ancora fra noi. Ma in ballo non ci sono mai soltanto le parole in queste storie: quando un padre si trova a dover salvare la figlia da un cane rabbioso, per esempio, si innesca un meccanismo di riconoscenza e debito che può essere persino più pericoloso delle zanne dell'animale. Oppure potremmo prendere quel racconto in cui un soldato in Vietnam pondera se ammazzare il proprio superiore per evitare una missione suicida al suo amico che ha la lingua troppo lunga e non sa stare al suo posto. Pro e contro da misurare sul piatto della bilancia, come in Proprio quella notte, quando un padre dovrà decidere fra la vita di suo figlio che si è avventurato a curiosare dentro una sala macchine e un treno pieno di persone lanciato a gran velocità su un ponte mobile. Wolff è un maestro nel metterci di fronte alle scelte da prendere e nel rivelarci i sotterfugi di cui ci serviamo per lavarci la coscienza, e come ha scritto Paolo Cognetti, che firma l'introduzione a questo libro: «I racconti di Wolff si interrogano - ci interrogano - su questioni come l'onestà, la responsabilità, il senso del dovere; al loro centro c'è il momento in cui, potendo scegliere, decidiamo se farci avanti o sottrarci, se salvarci la pelle o rischiarla per la pelle di un altro, e quella scelta definisce chi siamo».