"Comica finale", dedicato alle intramontabili stelle del cinema Stanlio e Ollio, uscì nel 1976 e diventò da subito una chicca della fantasociologia. Iniziato come "la cosa più vicina a un'autobiografia che arriverò mai a scrivere," fin dalle prime pagine lascia campo libero alla sfrenata fantasia di Kurt Vonnegut, immaginando una società americana alla fine della sua esistenza. In mezzo alle rovine di Manhattan, dove vive solo con una nipotina analfabeta, rachitica e incinta dopo che quasi tutti gli abitanti sono stati uccisi da una misteriosa malattia chiamata "La Morte Verde", l'ultimo Presidente degli Stati Uniti racconta la storia della fine del suo Paese. Il progetto col quale ha vinto le elezioni - la creazione di un numero infinito di famiglie allargate artificiali in seno alle quali si sarebbero potuti risolvere tutti i problemi del mondo - è fallito. L'America è morta soffocata dalla ricchezza e dalla solitudine. Ai lettori non resta che applaudire lo spettacolo di fuochi artificiali che ancora una volta Vonnegut mette in scena raccontando un tratto profondo del suo paese, vero ieri come oggi.