«Sono un confusionario deplorevole, fuori del tempo e senza società. Ma senza la disonestà di accontentarmi». Anche se attraversato da una pesante amarezza politica, "Il sipario ducale" è uno dei romanzi più divertenti di Volponi, soprattutto per l'invenzione di personaggi bizzarri e indimenticabili come Gaspare Subissoni, professore anarchico e pazzoide, farneticante e immaginoso, e il conte Oddino Oddi-Semproni, ultimo rampollo di una casata decaduta, un po' demente e un po' furbo. Le storie dei due vengono raccontate in capitoli alternati che intorno ai protagonisti mettono in scena il teatro della città di Urbino, con i suoi personaggi minori alle prese con piccole e grandi prepotenze. E una ragazza da portare in salvo a tutti i costi. Sullo sfondo c'è l'Italia di piazza Fontana, delle bombe fasciste, delle nostalgie autoritarie, che è anche l'Italia dei televisori sempre accesi, dell'omologazione progressiva (e rapidissima) di cui parlava il grande amico e sodale di Volponi, Pier Paolo Pasolini. Prefazione di Paolo Di Stefano.