Vittoria Saccà, giornalista e scrittrice attenta ai fatti che giornalmente racconta, tira dal cassetto, in cui aveva, in tempi diversi, conservato le parole, quarantuno racconti, cui dà il titolo di "Parole nel comò", per narrarci le proprie esperienze, i propri ricordi, le proprie nostalgie. Il racconto, come è noto, ci richiama alla mente ricordi di scuola e di letture giovanili, come il "Decamerone" di Boccaccio, "I racconti di Canterbury" di Chaucer, i racconti di Poe, le fiabe di Perrault, di Andersen, dei fratelli Grimm e le novelle di Pirandello, tanto per citare alcuni autori. Nei racconti del passato predominano i personaggi del mito, eroi di avventure inventate e fantastiche. La fantasticheria, cioè il pensiero, la creatività di una persona è più feconda di un'altra che non ha mai letto. Per cui predomina quella che si chiama la "dominazione delle narrazioni" utili e di intrattenimento. La lettura di questi racconti di Vittoria Saccà è semplicemente piacevole perché racconta in prima persona fatti realistici, per farli conoscere agli altri. Ciò significa "narrare", descrivere, riferire ad altri un fatto usando, come spiega un linguista come Giacomo Devoto, un tono familiare.