Il 20 maggio del 1981 la Colonna Veneta delle Brigate Rosse rapisce, nella sua abitazione di Mestre, il direttore del Petrolchimico di Porto Marghera, Giuseppe Taliercio. Per quarantasette giorni l'uomo resta nelle mani dei terroristi, che lo sottopongono a un "processo proletario". Il romanzo si pone sulle tracce dei brigatisti per respirare tutto il dramma di un'azione che determinerà la spaccatura della Colonna Veneta delle BR. Oltre al prigioniero, che lotta contro la solitudine e la disperazione immaginando di scrivere lettere all'amata moglie, su tutti spiccano due personaggi: Emilio, uno dei membri dell'Esecutivo brigatista, rincorso dal fantasma di un amore infranto, e Marcello, il membro più anziano della Colonna, il primo a mettersi in discussione circa l'inutilità di tutta l'operazione. La storia narrata da Pierluigi Vito trascina il lettore nell'Italia insanguinata dalla violenza del terrorismo, per far riemergere una vicenda tra le più strazianti e meno ricordate degli anni di piombo.