"Storia di treni, ministri e minestrine" allestisce una situazione dai toni favolistici che sembra sospesa nel tempo e che tuttavia racchiude un nucleo di impietosa, radicale, amara satira sul nostro paese in un'operazione di raffinato realismo. Solo avendo una piena padronanza dell'arte del racconto si riesce ad appendere a un paradosso iniziale tutta una storia che continuamente ne genera altri fino a una chiusura beffarda e circolare. Il paradosso è questo: per risolvere finalmente la cronica iattura dei ritardi dei treni italiani sull'orario stabilito, per legge si aboliscono... gli orari! Questa Italia dal sapore distopico ma all'indietro (treni sì, ma di profumo ottocentesco, si potrebbe dire) è il marchingegno che Vitali ci regala per intonare insieme con lui questa piccola, devastante, arresa, scanzonata canzone sul nostro paese. Lo fa con perizia, divertimento, crudeltà.