In un paese immaginario e sonnolento del Sud Italia, si muovono vari personaggi, ciascuno affamato di avventure, in un contesto piatto e privo di slanci vitali. La storia parodizza il disincanto di una provincia letteraria, col suo non-essere per chissà-forse-essere, che sollazza se stessa nell'inganno soporifero dell'autosuggestione. Il romanzo, che si potrebbe definire un Satyricon degli anni Duemila, è popolato da figure bizzarre, macchiettistiche, talora surreali, come Lorenzo, sedicente scrittore, più allettato dai piaceri carnali e dalle avventure facili, che coltiva un vago sogno di gloria; Fabrizia, nipote del parroco del paese, Don Aristarco, assai corrotto; e il Barone Gattamelata, nobile decaduto, vizioso e corruttibile, dotato purtuttavia di una simpatia addirittura coinvolgente. Sullo sfondo, a farla da padrone è lo scirocco tipico del clima del Sud, un elemento costante che rende con i suoi malarici miasmi ancor più subdolo, untuoso, l'ambiente; una energia negativa risucchia chiunque, e ad ognuno non è dato che ridere di se stesso, drammaticamente, goffamente, qualche volta persino gioendo.