È un libro importante questo scritto da Stefano Vestrini, che si avventura in una sofferta riflessione sulla Giustizia, nato a partire dalla morte di un collega di lavoro, nella delicatezza e anche magia di una penna più adatta alla letteratura che ai banchi di un tribunale. Un libro da leggere e anche da regalare a chi, come Vestrini, abbia in qualche modo abitato i Palazzi di Giustizia, ma anche a chi genericamente si interroghi sulla vita e sull'uomo, a partire dagli antichi: la Bibbia o i filosofi greci. Vestrini li rende umani, vicini a chi legge, pronti a insegnarci ancora qualcosa, ed è questa la parte più bella del libro. "Potessi farlo, lo farei. - scrive Vestrini - Avvertirei piano i mirtilli di non mettere in mostra i loro frutti troppo presto, così da non farli bruciare dal gelo. Dalla zampata maligna di questo inverno tardivo". Il libro è dedicato alla memoria dell'avvocato Alberto Corsi, con il quale l'autore ha lavorato in via dei Della Robbia 23, a Firenze, dove di recente il Consiglio Regionale della Toscana, ha posto una targa che segnalava quel luogo, come sede della studio di un altro uomo di legge: Piero Calamandrei, "politico, giurista, accademico, appassionato difensore del diritto e della libertà".