"Statue di cenere" è un disperato grido di amore in un mondo opaco e transeunte, in cui la solidità degli affetti è polverizzata da perdite inattese. Nei tre racconti, scanditi da preludi, interludi e movimenti teatrali, le voci narranti, per lo più femminili, urlano il proprio dolore. A queste donne innamorate l'uomo appare ora come un dio dai contorni incerti, ora come un malato da salvare a qualunque costo, ora come un altrove in cui si proietta il bisogno di un rifugio ma anche di una seduzione che rievoca il fatale canto delle sirene. E dato che le cose che ci accadono sono sì tragiche e liriche, ma anche comiche e grottesche, in quest'opera si alternano svariati registri linguistici in grado di rappresentare la complessità del reale.