Due romanzi brevi, due focus esistenziali che descrivono il complesso e delicato rapporto comunicativo tra padri e figli, visto nella dimensione della patrilinearità. Ne "Il tassista" protagonista è un padre, Mosè, uomo di mezz'età, orgoglioso della figlia Cloe, giovane geologa trasferitasi a Parigi Il loro è un rapporto tranquillo, come un lago stagnante dove affogano molte parole non dette. Interviene però a smuovere le acque una figura misteriosa e intrigante che, fin dall'inizio della storia, scombussola il mondo interiore di Mosè. Ne "Il rifiuto" lo sguardo narrativo è quello di un figlio, Eugenio, deluso dalla vita e arrabbiato col mondo a causa della sofferenza che lo accompagna fin da quando è nato. L'uomo ripercorre le tappe della sua vita e di quella dei suoi genitori. Un evento tragico che li ha travolti sembra rendere impossibile qualsiasi percorso comunicativo tra padre e figlio.