Teatro dell'intera vicenda è una Rimini poco conosciuta, sospesa, a cavallo del II conflitto mondiale, come tutta la Romagna, tra l'essere prima nido natale del duce e dopo, nel difficile dopoguerra, territori sotto l'egemonia della sinistra. Nel mese di settembre degli anni '33, '43, '44 e '53, vi accadranno dei rilevanti episodi, sia per la storia d'Italia che di Rimini. Gli avvenimenti narrati ruotano intorno le vicende legate alla statua di Giulio Cesare, dono di Mussolini e collocata nel "foro" di Rimini proprio dove fu pronunciata la famosa diceria "alea iacta est". La morte del direttore della biblioteca Gambalunga e conservatore dei beni archeologici, professor Anacleto Lepidio Ranuzzi, avvenuta nel settembre del '53 e apparentemente morto di morte naturale, svela una catena di violenze e delitti, legati a un bottino frutto delle razzie fasciste. La caparbia azione del commissario di PS Bacco Malavolta rivela gli intrecci, mai sciolti, tra il passato regime e la giovane Repubblica. Il denaro, reale ristoro dato dalla RSI di Mussolini per la Rimini devastata dai bombardamenti e fronte della "linea gotica", viene trafugato e nascosto per mano di una famigerata banda di fascisti capeggiati da un "violento" segretario del partito locale, con inaspettate collusioni con ambienti legati a ex partigiani.