Due donne si parlano. Due iraniane. La prima, nata dopo la rivoluzione del 1979, ha conosciuto solo il regime islamico ed è una giovane attrice di grande successo. La seconda, scrittrice rinomata, è cresciuta nell'Iran dello scià. La ragazza racconta alcuni episodi della propria infanzia, le vessazioni subite dai familiari laici e artisti, la folgorante carriera nel cinema, il peso della censura e i lunghi interrogatori da parte dei Guardiani della Rivoluzione. Il suo racconto testimonia di un Iran sconosciuto alla scrittrice, che ricorda invece la forzata modernizzazione della società al tempo della monarchia filo-occidentale dello scià. Dal confronto di queste due visioni nasce un romanzo affascinante, in un gioco di specchi che concorre a definire il ritratto dei due personaggi femminili e la complessa evoluzione di un paese pieno di contraddizioni e di grande ricchezza culturale. Di notevole impatto le pagine in cui Sheyda adolescente, scampata a un'aggressione con l'acido, si rade a zero i capelli e scappa via in bicicletta travestita da ragazzo, a rischio di pene severissime. O quando più tardi dovrà scegliere tra l'abito da sera o il chador da indossare alla prima di un suo film a New York, una scelta istintiva che determinerà di fatto l'esilio, il dolore, il non-ritorno, ma anche l'affermazione della propria identità e la rivendicazione del proprio talento, in un certo senso la ricerca di un nuovo destino.