«Il libro fotografa un uomo in bilico tra modernità e passato, tra avventura e morale, tra radicamento e istinto disgregativo. È un uomo del Sud che non riesce a prendere decisioni con sicurezza e che si muove con impaccio in un nuovo mondo che ha abbracciato immediatamente per intelligenza istintiva ma che ha difficoltà a percorrere con disinvoltura e agilità. E, in fondo, il tema del tradimento, è anche un tema culturale e antropologico, e che riguarda i sentimenti e il sesso solo fino a un certo punto. È evidente un'influenza di un certo clima sperimentale su questo romanzo, anche se tutto è, Il nodo, fuorché un romanzo sperimentale, benché traffichi molto con accavallamenti temporali, plurilinguismo (tedesco, francese, inglese, dialetto, ecc.), inettitudini e "rivoluzioni" più o meno inconsapevoli verso il vecchio mondo. A tutto questo va aggiunto uno stile terso e sorvegliato, un raccontare limpido anche se ossessivo e nevrotico, un uso sapiente e martellante dei dialoghi e una totale assenza di lirismo oleografico e di sociologismo populistico» (dalla prefazione di Andrea Di Consoli).