Scotognella declina l'arte del racconto nella forma originale e inconsueta del racconto d'arte. O meglio, di racconti che hanno come protagonisti artisti e opere d'arte. I suoi personaggi formano una corolla di nomi che abbraccia epoche e situazioni storiche diversissime: il crollo dell'impero d'Occidente, simboleggiato dalla tragica e solenne figura dell'ultima Vestale, naufraga nel mare tempestoso del nuovo mondo cristianizzato e imbarbarito, che ella guarda con gli occhi assenti del Filemazio descritto da Guccini nella sua memorabile Bisanzio; la ricerca di un sapere alchemico di cui Jan Van Eyck sarebbe il depositario nelle Fiandre del Quattrocento; fino all'enigmatico pavimento della casa romana di Escher, a cui un funzionario della poliziafascista attribuisce un pericoloso segreto da decifrare. Veramente la reggia dell'anima sono gli occhi, dice un personaggio dei racconti di Scotognella, e in questa espressione si riassume la limpida e minuziosa capacità dell'autore di ricostruire in poche righe un'ambiente, un'atmosfera. Ma essa sottende anche il punto di vista dell'osservatore e il senso "buzzatiano" del mistero che sempre fa capolino in queste pagine brevi e dense.