Augustin Trolliet, orfano dalla nascita, dorme dove trova, perlopiù in edifici abbandonati, si lava nei bagni della stazione, mangia appostandosi davanti ai fast food nella speranza che un cliente, uscendo, butti nella pattumiera lì vicino un mezzo hamburger o un cartoccio di patate fritte non finite, e lavora come stagista non retribuito al giornale Demain di Charleroi, operosa città del Belgio. Una vita decisamente misera, che però subisce un'impennata quando Augustin si ritrova casualmente a essere testimone di un feroce attentato terroristico. Al giornale le sue quotazioni salgono, ma la sua presenza sul luogo dell'esplosione e il fatto che sia l'unico ad aver visto in faccia il terrorista suscitano i sospetti del commissario Terletti, che comincia a rendergli la vita impossibile. Augustin ha un'altra prerogativa: vede i morti. O meglio, vede i morti che per qualche motivo sono rimasti legati a certi vivi. Mandato dal giornale a intervistare il celebre scrittore Schmitt sulla recente ondata di violenza terroristica, Augustin e il romanziere parlano invece dello strano dono del giovane. Augustin vede intorno a Schmitt una folla di morti che accompagnano e ispirano lo scrittore: morti eccellenti come Mozart, Diderot o Molière. Schmitt è sbigottito e affascinato. Quanto all'ondata di violenza, apparentemente inconciliabile con la benevolenza di Dio, entrambi concludono che l'unico a poter fornire spiegazioni in merito è Dio in persona. Ispirato e impressionato dalla particolare sensibilità di Augustin, Schmitt gli propone allora un viaggio con l'ayahuasca, miscela sciamanica di piante allucinogene, con il preciso intento di incontrare Dio. Pur tra mille peripezie l'incontro avverrà e Augustin parlerà con Dio. Ma le risposte che otterrà non sono quelle che si aspettava e nemmeno quelle che possiamo aspettarci noi lettori. È solo l'inizio di una vicenda, oscillante tra il metafisico e l'indagine poliziesca, che dopo continui colpi di scena porterà a un finale del tutto inaspettato.