Anni Novanta, Londra. Gloria e Merle, due donne nere di origini caraibiche, si incontrano nel reparto psichiatrico di un ospedale. Gloria non può fare a meno di cantare, è vivace, sincera, rumorosa, troppo rumorosa, il suo corpo occupa spazio, e così anche le sue emozioni che trovano sempre il modo di sfuggirle dalle labbra come note e suoni; Merle è spaventata e silenziosa, per lei i suoni sono tutti nella sua testa sotto forma di voci che le parlano di continuo e le raccontano un passato che è il suo, ma le è estraneo. Tra loro nasce un rapporto luminoso e tenero che le porterà a scrutarsi e sostenersi a vicenda nella lotta per raccontarsi a un mondo che le vuole - ci vuole - accettabili e a un sistema che non riesce ad accogliere tutto quello che non è norma. Le due donne cominciano a tenere un diario del proprio passato, l'unico modo di aggirare la distanza tra loro e l'esterno. Sussurrate nei registratori e scarabocchiate di notte, le loro voci uniche rivelano due vite segnate dallo spaesamento di doversi adattare a un Paese straniero e alla sua lingua, dal lutto e dall'oppressione. Come in una stanza degli specchi che, frammentando, nasconde e rivela, Gloria e Merle rimettono insieme tutti i pezzi dolorosi della loro storia e riportano in superficie le loro nere identità, diventando infine capaci di cantare, cantare e cantare ancora. Prefazione di Bernardine Evaristo.