«Già al telefono, quando chiedono un appuntamento, le voci sono uno spartito chopiniano: tristi, preoccupate, balbettanti, fintamente sicure, ansiosamente accelerate, depresse, disperate. Ascolto, prendo nota, poche domande in prima battuta, con tono tranquillo, rassicurante. Segno date, orari, spiego dove si trova il mio studio e dall'altra parte del filo la voce è già diversa, il timbro è color speranza». Nei racconti di Mariella Piccolo lo studio di una psicoterapeuta diviene teatro di un'esperienza dislocata su una pluralità di piani spazio-temporali. Ogni storia prende le mosse da brevi estratti delle confidenze dei pazienti, confidenze che riportano alla mente della narratrice ricordi lontani.