Questo è un libro a due voci, la descrizione e il racconto. Entrambe sono percorse da un movimento multiforme, un caleidoscopio che si rinnova, come accade con i preludi, e offre continue miniaturizzazioni del mondo. Silvio Perrella intreccia suoni, immagini, luoghi e letture, facendo prevalere la figura architettonica del ponte, interpretata come l'emblema di una congiunzione che non può mai essere data per scontata. E ci restituisce questa sottile camera delle sue meraviglie, con la grazia del narratore e l'intelligenza del critico: sono voci sottili, quasi dei testimoni involontari che assistono al nostro tentennare di fronte a uno scorcio, all'avviarsi sulla rampa di un ponte, nell'indefinito passaggio da qui a lì.