Diviso in due parti, questo libro mostra la doppia anima della scrittura di Francesco Permunian. C'è lo stralunato e caustico compilatore di appunti, che raccoglie dalla sua memoria un materiale di scarto - «residui o calcinacci» - per annotare un sulfureo zibaldone dove troviamo una sarabanda di personaggi grotteschi - scrittori di successo falliti, indomiti baroni universitari, ex ballerine slovene, vacanzieri «sciatori da neve artificiale» - riflessioni sparse sulla letteratura ( in dialogo con gli amati Manganelli, Kafka, Cioran», o micidiali strali contro il circo cultural-mediatico e «l'odierna romanziera nazionale». E c'è il reporter che si muove nei luoghi della Resistenza del suo Polesine insieme al grande fotografo Mario Dondero, in un confronto di sobria commozione (e indignazione) con i fantasmi dei luoghi e della Storia, ma che non rinuncia al graffio surreale e visionario.