«Fu allora che gli parlai di Kathleen, così per dire a qualcuno che non potevo fare a meno di lei, quando le sere si sfaldavano sul tramonto rosso dietro alle colline verdescuro. "Io non ho nulla da rimproverarle" dissi d'un tratto, mentre Gustavo mi guardava incredulo e sentiva che il mio corpo fremeva nel dire cose per lui fino a quel momento incomprensibili. Ma poi capii che non potevo non parlare, anche se mi fossi trovato accanto il primo venuto da chi sa dove avrei ugualmente scoperto il mio giuoco, se è vero che la tristezza era ormai segnata sul mio volto e sentivo il freddo della sera, pure umida, salire alle tempie e in un attimo coprirmi tutto il corpo. D'un gettito dissi a Gustavo che se ne era andata proprio ora che stavo per realizzare qualcosa e sentivo che non sarei stato più un peso morto per nessuno. "Hai tempo per decidere" disse lui, dopo avermi ascoltato parlare a lungo mentre intorno le luci dei lampioni appena sfioravano le acque chiare dell'Arno e una coppia si fermava a dare un'occhiata furtiva oltre l'argine del fiume.»