Questo lungo racconto è una dichiarata allegoria di vicende politiche nazionali e internazionali che Giovanni Pellegrino ha vissuto dall'interno dei palazzi del governo. Sono frutto di considerazioni pensate e ponderate, scritte tra il serio e il faceto, su uomini e cose, un castigat ridendo mores relativo ad un momento storico che rivela un modo di agire consolidato nella prassi del potere. Venuta fuori da carte dimenticate, piacevole e intrigante nella serena ironia che è cifra peculiare dell'autore, la narrazione si presenta come documento di una stagione politica interpretata da un popolo di scimmie molto vicine agli umani, quasi un apologo, per riflettere sull'oggi.