In questo romanzo autobiografico, l'autore, Parisi Giuseppe, affetto da distrofia muscolare dalla più tenera età, ripercorre parallelamente la sua vita, che fa apparire lunghissima perché ha una capacità narrativa impressionante, quasi fotografica, riuscendo a far assimilare i modi, le sensazioni, i momenti peggiori e quelli migliori del suo percorso doloroso e saggiamente compreso ed accettato, senza pietà o angoscia, ma con fatalità, gratitudine e grazia. Un vedere la vita nei suoi attimi e senza aspettative, tipico di chi combatte con un male incurabile da piccolo. Nella narrazione corre parallela la storia di un noto film noir "La finestra sul cortile" e l'autore pare, per certi versi, immedesimarsi in Jeff che però, a sua differenza, è solo momentaneamente costretto ad uno stato di immobilità per una gamba rotta. L'autore descrive il protagonista del film e sé stesso, la sua famiglia, il dolore di un male che non si può controllare ma solo accettare e paragona la vita al gioco del Jenga, con lo scopo di far capire che non contano i tasselli che perdi, ma soltanto quelli che ti tengono in piedi. In questo modo diventa così forte da imparare a planare con il suo equilibrio sulle cose, sulle vite degli altri, apprendendo dalla sua sedia, dalla sua disfagia, dalle sue difficoltà a capire e aiutare gli altri, accentandoli e amandoli per quel che sono... che pur avendo tutti i tasselli del gioco sono, a modo loro, incompleti (perché è proprio la sofferenza, la mancanza di qualcosa, l'incertezza matematica di non sapere quando toccherà a te, che lo rende incredibilmente forte). È rivolto a tutti, in particolare agli amanti delle autobiografie.