Venezia ha mille scrittori ma uno solo che ne parli come Paolo Ganz, perché tra le sue pagine la città unica al mondo diventa un mondo, meglio tanti universi unici, irripetibili, da cogliere per crescere e da conservare nella meraviglia dello sguardo. Un humus fatto di luoghi, volti, colori e odori in cui cresce, attraverso gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, un ragazzo di sestiere popolare, nel continuo stupore di sé e degli altri. Venezia - mai così raccontata - è lo sfondo delle sue avventure, delle fantasie, dei rapporti coi familiari, i coetanei, gli sconosciuti, attraverso un progressivo e agrodolce apprendimento (e apprendistato) della vita, fissato nel periodo storico in cui la modernità fa irruzione anche tra calli e campielli. Tra struggimento e ironia, affetto e disincanto, svelando il dono di una prosa vivida e immediata, Paolo Ganz percorre il suo errante itinerario nella memoria senza nulla concedere al sentimentalismo, all'oleografia, ma col giusto piglio di chi conosce l'anima degli uomini e delle donne così come i segreti della terra, del cielo e dell'acqua.