Leo - lo Chef - è trasandato, passionale e marxista. La Franca - la sguattera - è una "zoccola per vocazione". Manuela invece è una scribacchina gastronomica saccente, "doverista e lasciva". Piero - il cinico Maître racconta come queste vite sgangherate si mescolino e si rimescolino nella routine di un'osteria torinese che vuole fare le cose in grande, cercando in tutti i modi di raggiungere la "prestigiosa Stella Michelin". Tra fornelli sporchi e puzzo di fritto, tra ricette pretenziose e la goffaggine dei clienti, i miserabili amori e la pochezza morale di queste umane caricature affogano in una grottesca brodaglia, acida e unta, alla vana ricerca di un "ingrediente" che ne riscatti l'esistenza. Romanzo "culinario", ironico e graffiante, a tratti pietoso, che spadella una riflessione semiseria sul sussiegoso mondo del mangiare e del bere e forse anche sull'odierno torpore della società italiana. Non siete obbligati a lasciare la mancia...