Nella tarda primavera del 1545 erano già in atto i preparativi per la solenne apertura del concilio. A Trento affluivano ogni giorno alti prelati e ambasciatori, insieme a scorte straordinarie di grano, di vino e di paglia per le cavalcature, che venivano scaricate dai barcaioli nel porto fluviale di San Martino. Anche chi era solo di passaggio non mancava di fare sosta nella piccola città ai confini d'Italia, per obblighi di rappresentanza o per semplice curiosità. Così fece Emanuele Filiberto, figlio del duca Carlo III di Savoia, che a soli diciassette anni se ne andava in Germania per combattere sotto le bandiere imperiali. "Assai bello d'aspetto" e vestito con un "robbon di damasco negro", il 7 di giugno scese a Trento con tutto il suo seguito, che comprendeva i vescovi di Ivrea, di Vercelli e di Nizza e molti gentiluomini savoiardi, piemontesi e valdostani. "Entrò la mattina su le dodici hore scrive il segretario del concilio Angelo Massarelli - con una bella et honorata compagnia. Andavano inanzi dodici paggi vestiti di pavonazzo con bande bianche et rosse, sopra bravissimi cavalli...".