Scritto negli anni Cinquanta - gli anni di un'Italia già in odore di boom, intenta a una ricostruzione febbrile - "La linea gotica" è una sorta di diario privato rivissuto in pubblico, un urgente e teso svilupparsi di riflessioni, racconti, esperienze personali che abbracciano un intero decennio, sollevando interrogativi esistenziali e sociali ancora profondamente attuali. È un libro che "deve essere letto oggi", come sottolinea Furio Colombo nella prefazione, una storia dell'Italia del dopoguerra in cui l'autore individua soprattutto le angosce irrisolte e i tormenti taciuti. E l'analisi intellettuale di Ottieri non accetta di essere pura riflessione: esige l'immersione nel mondo della fabbrica, delle periferie, delle manifestazioni operaie di piazza; e chiede alla scrittura un'energia nuova e quasi feroce, che possa irrompere nella realtà e modificarla, abbattendone tutti i muri.