All'inizio degli anni Settanta, in un clima di spaesamento generale, una madre ancora giovane scrive al figlio, sbandato e distante, scappato all'estero per motivi politici. Romanzo epistolare da cui emerge un interno famigliare lacerato e sordo, un intreccio di vite solitarie, come scrive Cesare Garboli, "fatte di passi sbagliati", di gelose intimità e di corrosive lontananze.