Scrittore di racconti di una sola riga, Monterroso si diverte a lanciare i suoi piccoli ordigni letterari, sempre più piccoli, sempre più perfetti. E tanto più gli riesce di colpire, quanto più si fa invisibile. Come in questa raccolta di saggi (Shakespeare, Lamb, Quiroga, Borges), miniature narrative (una cena con Kafka), aneddoti (le avventure eroicomiche di un traduttore), satire (le dittature sudamericane) che per esattezza e densità ricordano un classico latino. Ma Monterroso non è un classico latino, è una delle massime voci della letteratura ispanoamericana del Novecento - ed è anche un illusionista capace di convincerci, con astuto gioco prospettico, che il suo è un libro di poco più di cento pagine. Ma ogni volta che lo rileggiamo, accade qualcosa: le pagine prodigiosamente si moltiplicano. Non c'è dubbio, quest'uomo, la cui opera è stata ammirata da Gabriel Garda Mrquez e Italo Calvino, ha saputo nascondere un libro interminabile dentro un libro misteriosamente breve.