L'autore ha vissuto da bambino il dopoguerra in campagna e appartiene all'ultima generazione in grado di raccontare quel trapasso d'epoca: da quando eravamo quasi tutti contadini all'esodo di massa dalle campagne, all'urbanizzazione e al decollo industriale italiano. Testimone di quel terremoto economico e sociale, racconta in questo libro storie da un altro mondo, un mondo premoderno, incentrato sulla famiglia patriarcale e la casa, in cui si nasceva e si moriva, ci si curava e si lavorava dalla mattina alla sera per l'autoconsumo, si credeva in un Dio "tappabuchi" e in un ordine sociale che sembrava naturale e immodificabile.