Nato nella New York di fine Ottocento, Martin Dressler è figlio di un sigaraio e trascorre la giovinezza aiutando il padre in negozio. Le sue ambizioni, tuttavia, vanno ben oltre il portare avanti l'attività di famiglia; la sua ascesa inizia quando comincia a lavorare in un hotel, da lì poi apre un suo ristorante, e nel giro di pochi anni diventa un imprenditore di successo, un audace e fortunato costruttore, anzi "inventore", di alberghi, sempre più grandi e lussuosi. Martin è un visionario che ha il coraggio e la sfrontatezza di inseguire e realizzare i propri sogni. Quando però si imbarca nell'avventura del Grande Cosmo, che è insieme teatro, museo, grande magazzino e molto altro ancora, la sua parabola finisce per mettere a nudo tutte le contraddizioni e l'ambiguità del Sogno americano, l'impossibilità di far durare per sempre l'illusione, le insidie e la meraviglia del desiderio e dell'immaginazione con cui devono misurarsi tutti gli esseri umani. «C'è in Martin Dressler qualcosa che potremmo chiamare "epica dell'impossibile" - scrive Alberto Rollo - che, in forza della sua dettagliata declinazione, in forza della ostinata pazienza con cui la scrittura la sostiene e la sfida, ci lascia inquieti e stupiti come se un "mondo segreto" ci fosse sfuggito, continuasse a sfuggirci, e Millhauser fosse lì a evocarlo, fantasma del tempo, da un passato mai trascorso, che ci riguarda.»