Vicino al villaggio di Koraalboom, un fiume sgorgato all'improvviso da un buco nel terreno muta di continuo il suo corso e allaga i campi adiacenti. Il nuovo fiume conquista la terra "come se fosse scoppiata, non per rabbia ma per stanchezza", e da anni la gente del posto contempla - tra sconcerto, spiegazioni monche e presagi sinistri - questa frattura della terra che sembra andare in malora. Finché il signor Frys, un ricco coltivatore di soia nonché poeta straordinario e segreto, finisce appeso a testa in giù al soffitto di casa sua. Il cadavere viene ritrovato da Janet Stone, una giornalista inglese che è approdata in questo strano angolo di mondo - un'America Latina dai tratti a metà tra realistici e immaginari, punteggiata di toponimi inesistenti e tracce residue di culti tellurici - per scrivere un reportage sulle cause che hanno condotto alla nascita del fiume. Oltre allo sfruttamento intensivo del terreno per produrre soia e coca, incoraggiato da un passato regime corrotto, c'è altro a insinuarsi nella storia: gli spiriti degli antenati sono infuriati, mormorano gli abitanti del paese, e il fiume funesto ne è un segno lampante. In mezzo ai cactus impalati ai lati delle strade e alla polvere che si alza dal suolo disseccato, Janet incontra un geologo che indaga sul fenomeno, due poliziotti impigriti coinvolti in una vicenda più grande di loro, una sindaca enigmatica e omissiva, una ragazzina che vede più cose di quante ne vedano gli altri. Un ecothriller allucinatorio in cui l'audacia della scrittura fa baluginare "i mondi di tutti i tipi nascosti dietro al nostro".