«Se Orfeo fosse stato un semplice musicista pop, avrebbe potuto facilmente accontentare Ade e vincere la sua più importante sfida. Invece era stato per tutta la vita un musicista jazz, dedito all'improvvisazione, agli assolo e ai virtuosismi. Si ricordò di Lino, che gli parlava di produzione e riproduzione; e di come lui invece perseguisse sempre la novità. Nessuno poteva emulargli quei giri armonici, nessuno poteva competere con le sue capacità tecniche. Però egli doveva fare, per vocazione e per indole, sempre qualcosa di nuovo e diverso, inarrivabile e irriproducibile. La sua musica, così universale, nasceva tuttavia da un'educazione non popolare. Questa alterigia, questa impossibilità alla banalità e alla scontatezza, questa unicità, tale per cui altri non avrebbero mai potuto suonare un pezzo che egli aveva inventato, gli fu alfine fatale.»