La cifra principale del libro di Manfredi è la sincerità. Quella con la quale l'autore racconta la vita quotidiana di una famiglia della media borghesia cuneese, nel "fulgore" del fascismo prima e nei mesi in cui poi, invece, iniziano ad addensarsi le ansie e le paure per un altro terribile conflitto. Lo temono soprattutto le persone mature, non il personaggio principale, che invece è un bambino di otto anni, che ancora hanno ben vivo il ricordo della carneficina che fu la prima guerra mondiale.