«Il personaggio è incapace di ingabbiarla. Come il suo sguardo opaco. Strani fatti. Strane persone. Le situazioni più assurde, talora, sembrano alimentarsi. Senza un regista. La sua vista è offuscata. Torna a casa, acciottolandosi in un cenno da menefreghista. Si sente fissata da sguardi nel vagone della metro: dentro e fuori. Ripensa ai due malacici. Il poeta con il suo disturbo da pappagallo muto. Lo straniero col suo delirio da squalo. Nessuno dei due è imperativo, come invece piace a lei. Nessuno dei due l'ha colpita. Eppure li sente vicini, entrambi: come una sciabola ficcata nella brace. Vuole assimilare quelle sensazioni così potenti. Vorrebbe inscatolarle. E buttarle in soffitta. Ma non può, certo.»