Copper è un bambino dato 'in prestito' agli zii paterni perché la madre, che ha le ali fragili di una cavolaia e sembra sempre in procinto di prendere il volo, non saprebbe occuparsene. Così il bambino che voleva diventare un guerriero, per proteggere coloro che ama, è invece diventato un uomo che allontana sempre di più da sé l'amore e, da tutore della legge, finisce con l'usare la forza su chi, come e più di lui, è stato offeso e abbandonato. Ai margini di una città senza volto, dove si intuisce il mare, Maura Maioli intesse la vicenda del protagonista, mutandone a tratti la prospettiva così che gli eventi passati assumono la presa diretta di una narrazione vicina, mentre quelli del presente se ne allontanano. Il racconto è affidato a una voce fuori campo e alla scrittura avvolgente, sospesa, sperimentale dell'autrice, che trasporta il lettore attraverso luoghi e persone. Tra antichi retaggi e usi linguistici di una cultura in dissolvimento, chiusa e corale, tracce impalpabili vagano come nebbia nell'affresco di domande e possibili risposte. «Conosco l'uomo che ha preso a botte il ragazzo nero perché non gli consegnava la merce e l'incasso della giornata. [ ... ] Di quell'uomo conosco anche il nome e so che lo ha rinnegato e non sta a me pronunciarlo. Però io posso chiamarlo Copper, e anche voi».