23 novembre 1980: il terremoto colpisce la Basilicata e la Campania, provocando migliaia di morti, dispersi e senzatetto. Un'antropologa milanese si precipita a Palmira, minuscolo centro dell'Appennino che ha la particolarità di non figurare sulle carte geografiche. Trova strade e ferrovie interrotte, dighe e ponti crollati, abitazioni rase al suolo, famiglie distrutte. Solo una falegnameria è rimasta in piedi e dentro, notte e giorno, mastro Gerusalemme fabbrica il mobilio per una sposa, l'ultima del paese. Sulle ante sta disegnando le leggende che si tramandano negli anni: misteriose profezie di gente senza tempo e memoria, miracoli di un luogo favoloso dove convivono cristiani, ebrei, musulmani. I pannelli dei mobili sono l'unica testimonianza che Palmira sia esistita veramente, e in essi si compie il destino di ogni uomo. Fra l'antropologa e il falegname inizia un dialogo di sguardi sfuggenti e parole arcane, un viaggio alla ricerca dell'ultima sposa, un'avventura nei segreti di questa comunità, dalla remota fondazione di Patriarca Maggiore all'apocalisse del terremoto che ha trasformato il paese in un immenso presepe di morti. Grazie a una lingua modulata sull'affabulazione dei sogni e a un gioco di incastro fra epica orale, mito e cronaca, con questo fantasioso romanzo Giuseppe Lupo celebra un evento che fa da spartiacque nella recente storia del Mezzogiorno segnando la fine di una civiltà: nel raccontare uno spaccato di mondo che somiglia a un'originale Spoon River, dove si affrontano i grandi archetipi della vita e della morte, della maternità e della solitudine, della speranza e dell'utopia, continua a parlarci di un Sud immaginario e si conferma narratore antropologico e visionario.