Dall'Uruguay al Brasile, dal Brasile alla Svezia, dalla Svezia alla Spagna, Vladimir cerca il luogo in cui fermarsi ed acquietarsi. In Europa è un immigrato, ma senza lo statuto d'immigrato politico: ha lasciato l'Uruguay, un po' per una sorta di disgusto del suo paese, un po' per i suoi trascorsi non propriamente specchiati. [...] ad attenderlo, in Europa, ci saranno disastri altri e miserie altre - nonché l'incontro non meno sgominante con se stesso. E a tutto lui guarderà senza protettivi infingimenti. Si troverà di fronte all'ipocrisia e alla spietatezza di un mondo che, se da un lato professa democrazia e diritto, dall'altro procede alla sistematica esclusione o eliminazione di ogni differenza e fragilità. [...] Se Liscano sa spingere con forza il linguaggio verso il basso, verso il parlato, con altrettanta forza sa tenderlo verso l'alto, verso il nitore cristallino di una riflessione implacabile e coerente. E intanto tragicità e comicità beffarda si rincorrono.Tutto questo fa sì che il romanzo trasudi vigore, che ci si offra con prorompente vitalità. Il narratore Vladimir entra in campo con tutta la freschezza di una mente e con l'intero corpo della giovinezza. L.S.