Era venuta dalla Norvegia con il nome di Brynhild Størset ed era diventata in una fattoria americana Belle Gunness: Belle, la più sanguinaria serial killer donna d'America, più di quaranta vittime, scomparsa senza essere mai smascherata. Ma prima di questa compulsiva furia omicida, Brynhild era stata una diciassettenne innamorata, illusa, messa incinta e brutalizzata dal suo padroncino: «Chi ama con tutta se stessa non sopravvivrà all'amore». Nel ricostruirne la storia, mirando a rappresentare un rifiuto assoluto, Victoria Kielland compie insieme al lettore un'immersione totale in una serial killer di fine Ottocento, scrutando nei risvolti estremi di una condizione maniacale. Belle uccideva i suoi uomini, uno dopo l'altro tutti coloro che rispondevano ai suoi annunci matrimoniali e accettavano di trasferirsi nella sua fattoria, ne occultava abilmente i cadaveri smembrati, con intelligenza eludeva ogni prova. Forse un abbraccio al male per fuggire dall'ingiustizia di un eterno dolore. Scritto in una prosa espressionista, ipnotica e viscerale, "I miei uomini" è il ritratto brutale e pietoso di una donna che sprofonda nell'abisso della sua coscienza ferita.