«Shaila si sentiva svuotata, le stavano togliendo l'identità. La stavano privando del suo diritto di scegliere. Scegliere dove vivere, cosa sognare, chi amare. Non ci sarebbe stato più alcun podio per il suo cuore.» In quelle serate estive, nella piscina di via Telepko, Shaila Akter e Marta Sardella non sono più solo le due promesse della Nazionale italiana di tuffo sincronizzato con il sogno di arrivare alle Olimpiadi. Quattordici anni e amiche per la pelle, distese su quella pedana, a dieci metri d'altezza, immaginano la libertà di essere chi vogliono e come vogliono. Tutto cambia il giorno in cui a Shaila vengono le mestruazioni per la prima volta. Per lei, nata a Napoli da un padre immigrato dal Bangladesh, vuol dire solo una cosa: lasciare la sua vita, la sua casa, la sua compagna, per tornare nella terra d'origine, alla quale non si sente di appartenere, promessa in sposa a uno sconosciuto. È così che cerca in ogni modo di nascondere a tutti di «essere diventata donna», di tenere duro per arrivare ai Mondiali di Roma, l'occasione che lei e Marta aspettano da sempre, quella per fare della loro passione un progetto di vita. Ma quando il destino sembra già scritto, quando tutto sembra perso per sempre, forse è l'amicizia l'unico trampolino per tornare a volare.