Una contrada fuori mano dell'Italia meridionale. I mutamenti politici, l'indomani dell'ultima guerra, vi acquistano un'evidenza esemplare, suscitando le medesime illusioni e paure che altrove. Ma dopo tutto, dice Silone, le relazioni fra gli uomini rimasero le antiche. Contadini e pastori, vecchi proprietari in concorrenza con gli arricchiti del mercato nero, funzionari dei nuovi apparati e, fra gli altri, un gruppo di uomini onesti, di varia origine e formazione, restii a falsificare in termini di potere e di sopraffazione la loro spontaneità umana, a tradire i propri moti di istintiva solidarietà. Ne nasce un tono patetico, commosso e, in fin dei conti, schiettamente utopistico. Benché la persecuzione finisca per prevalere, nella narrazione la speranza si salva, grazie a una risorsa che unisce alla concretezza dell'umile fatto di cronaca il valore del mito.