Le due donne "da buttare" che danno il titolo a questo dittico - riproposto per la prima volta dalla pubblicazione nel 1976 - sono un'anonima casalinga di mezza età e una giovane ex prostituta, Stellina. La loro voce e le loro storie, solo in apparenza opposte, risuonano in due monologhi accorati dai toni ora desolati, ora sarcastici, ora frenetici. La madre di famiglia esprime lo sconforto e la frustrazione del lavoro di casa, in una Milano oppressa dallo smog che diventa emblema della sporcizia del mondo intero; Stellina sembra aver saputo compiere scelte più coraggiose e consapevoli, fino a "togliersi dal giro", ma rimane ugualmente prigioniera di una società che non riconosce alle donne dignità e valore. Isolata prova narrativa di un'autrice dedita ad approfonditi studi sociali e antropologici, "Due donne da buttare" dà forma e voce alle inquietudini e alla fatica del vivere l'identità femminile, ieri come oggi. Un testo a tratti crudo, di bruciante realismo, e di perdurante vitalità.