Il problema principale che accomuna i protagonisti di questi racconti di Giuliani sembra essere quello di scuotersi dall'inerzia. Un modo per sentirsi vivi è parlare, accedere al discorso. Ed è appunto quello che non si sentono più di fare sia il colonnello che convoca in un bar il cognato avvocato per averne un parere sul proprio futuro ma se ne pente amaramente e vorrebbe essere da tutt'altra parte appena la conversazione si anima un po', sia il giovane dello studio legale che sente discutere in un convegno questioni giuridiche anche interessanti ma viene indotto da una sottile nausea a non esprimere neppure con una sola parola la sua posizione su di esse. In compenso, vero eroe-martire del discorso è il protagonista di Dino del dire, del rammemorare, chiaro alter ego di Giuliani, il quale, trovandosi quasi in punto di morte, rimpiange e si vergogna di avere consacrato praticamente tutta la sua vita al culto e all'uso delle parole. Sono le pagine filosoficamente più interessanti della raccolta di Giuliani, il quale vi lamenta l'incapacità di raggiungere una decisione netta da cui è strutturalmente afflitto il ragionamento verbale, che non può andare aldilà dell'esibire la pari validità degli argomenti delle tesi contrapposte e riconosce al mathematicum una schiacciante superiorità in fatto di utilità per la vita degli uomini.