Per scrivere un libro - ha affermato in varie occasioni Gabriel García Márquez - bisogna prima di tutto imparare a scriverlo, e solo allora mettersi alla scrivania. Lui stesso ha dovuto "vivere" a Macondo quasi vent'anni per imparare a scrivere "Cent'anni di solitudine". Al pari di un colono, dovette aprirsi la strada, appropriarsi di uno spazio e abbozzare, per lo meno, alcuni tratti dei personaggi che lo avrebbero abitato. Questo volume antologico ricostruisce la rotta seguita dallo scrittore nel suo "viaggio verso Macondo" e permette di scoprirne tutte le tappe. "Macondo" raccoglie infatti i testi, pubblicati prima di "Cent'anni di solitudine", nei quali quell'universo mitico stava prendendo forma: dagli appunti per un romanzo del 1950 ai primi racconti, passando per una serie di articoli giornalistici fino a "Foglie morte", "Nessuno scrive al colonnello" e "La mala ora" del 1966. Storie diverse che fanno in realtà parte di un unico racconto ossessivo, narrazioni sobrie e urgenti che danno corpo all'impulso febbrile di esorcizzare i ricordi di un mondo popolato di personaggi indimenticabili, fantasmi e rimpianti, tra piantagioni di banane abbandonate, strade polverose, biblici acquazzoni e sciami di farfalle talmente fitti da oscurare la luce del sole.